Spiedo Gigante di Pieve di Soligo, dal 1956
Molti ricordano le ottobrate del Quartier del Piave. Certo, c’erano le castagne e il vino dolce.
Ma esse trassero lustro in passato soprattutto dal gigantesco girarrosto (lo spiedo gigante appunto) che sulla piazza di Pieve cuoceva a fuoco lento migliaia di uccellini. Una folla incredibile si assiepava intorno ai grandi fuochi cercando di conquistare la sua porzione di poènta e osèi.
“Venne preparato nella piazza centrale, dinanzi al Municipio, un enorme focolare rialzato, di pietre, lungo una quindicina dimetri, sopra il quale venne montato e saldato lo Spiedo lungo dieci metri, formato da oltre 60 spiedini più piccoli che di volta in volta venivano levati dal fuoco non appena la cacciagione era rosolata a puntino…”
Decine di cuochi, diretti dal Mastro Poldo, si indaffaravano intorno allo spiedo a caricare e ricaricare uccelli e attizzare le braci, mentre le belle ragazze in costume trattenevano la folla assiepata intorno allo steccato in attesa di vendere i piattini con gli uccellini distesi sulla fetta di polenta brustolada onta de tocio.
Intanto la folla aumentava nella piazza e a tutti veniva l’acquolina in bocca. I primi fortunati si leccavano le dita mentre si udivano le musiche dei gruppi popolareschi in costume…
Battimani salutavano festosamente l’arrivo dei deliziosi uccelletti dal becco gentile che finivano negli stomachi capaci dei buongustai. Se n’è visto uno mangiarne ben trenta e poi mandar giù non so quanto vino bianco.
Poi nella piazza c’erano i chioschi dove si serviva lo squisito Prosecco di questi meravigliosi colli avvolti di colori e luci incantevoli, in questo splendido fulgore di autunno.
La gente non se ne voleva andare via tanto presto, perché dopo i canti e sonate popolaresche, ci sono stati i fuochi d’artificio che hanno illuminando fantasmagoricamente le colline circostanti, mentre gli ultimi mangioni andavano a “tociàr poènta” nel sugo rimasto nelle profumate golose ormai deserte di uccelli.
P. M. Bianchin, Il Gazzettino del 15 ottobre 1957
L’iniziativa ha raggiunto i sessant’anni di vita ed oggi si presenta arricchita di numerose manifestazioni collaterali.
Una lunga tradizione, che attesta come nella zona ci sia un vero e proprio culto per lo spiedo.
a cura di Enrico Dall’Anese